Parlare del Kintsugi è difficile perché, da un lato, non voglio dare l’impressione di sminuire l’importanza di questa forma d’arte. Dall’altro lato, non voglio nemmeno esagerarne l’importanza, come fanno altri. Il Kintsugi è un grande successo qui in Europa. In Giappone, è un’arte tradizionale, come tante altre. Non ha un’importanza particolare, non ha un’influenza particolare. Questo è ciò che voglio dire. La sorpresa, l’alta considerazione di quest’arte, è soprattutto una creazione europea. Ora, cosa c’è dietro il Kintsugi? Dietro il Kintsugi, c’è l’estetica Zen. L’estetica Zen che ho già descritto. Quindi copio e incollo.
L’Estetica zen
L’estetica zen è uno dei piu affascinanti, semplici e complessi temi della cultura giapponese. È anche uno dei migliori documenti da studiare per comprendere questo popolo e la sua mentalità, così distante dalla nostra, innamorata della intuizione e sempre diffidente nei confronti della ragione. Questo articolo è da leggere e capire con la pancia, non con la mente.
Non va compreso con la ragione, che i giapponesi sono sempre riluttanti ad usare nelle cose che credono importanti. Come io razionalista sono costretto ad ammettere, come vedete in certe cose senza dubbio l’approccio intuitivo funziona.
L’estetica zen è una filosofia del bello profondamente radicata nello Zen giapponese, che si manifesta non solo nelle arti visive, ma anche nella vita quotidiana, nell’architettura, nella cerimonia del tè, e persino nella disposizione dei giardini. Questo approccio estetico è fortemente influenzato dai principi buddisti, dall’animismo giapponese e quindi dall’interazione con la natura. Però attenzione: la natura dello zen non è LA natura. È una natura fortemente interpretata e quindi antropomorfa
Ecco i principi chiave che definiscono l’estetica zen:
1. Wabi-Sabi (侘寂)
• Descrizione: Questo concetto celebra la bellezza imperfetta, impermanente e incompleta. “Wabi” si riferisce alla semplicità rustica e all’austerità, mentre “Sabi” evoca la bellezza che emerge con l’età e la patina del tempo. Non vedo la relazione fra il primo concetto e gli altri. Il primo mi sembra quello fondamentale, ma non saprei dire perché.

Un giardino di muschio che, dopo più visite, rivela il trascorrere ineluttabile del tempo.
• Esempi: Oggetti in ceramica con crepe evidenti riparate con l’arte del kintsugi (riparazione con l’oro) o giardini di muschio che mostrano il passare del tempo. Il punto è trovare bellezza nell’imperfetto. Una volta un cinese che conoscevo ironizzò sul fatto che un giapponese è caso pace di lavorare tutto il giorno e produrre centinaia di ceramiche perfette per poi innamorarsi dell’unica uscita stortignaccola, cosa verissima.
2. Kanso (簡素) – Semplicità

Casa mia
• Descrizione: L’essenzialità e la semplicità sono fondamentali. Ogni elemento superfluo viene eliminato per mettere in evidenza l’essenza di un oggetto o di uno spazio. Una stanza non in uso è vuota e bella per questo.
• Esempi: Le case in stile giapponese con interni spogli, tatami, e linee pulite.
3. Shibumi (渋味) – Raffinata Sottigliezza
• Descrizione: Il fascino del non ostentato, il bello che non cerca di attirare l’attenzione, ma che si rivela solo a un osservatore attento. Questi bastoncini sono esempio di shibumi, ma anche mi pare di wabi sabi. Sono vistosamente imperfetti ma ovviamente scelti proprio per questo. Notare come la ragione non abbia alcun ruolo in tutto questo
• Esempi: Un giardino zen (枯山水) con pietre disposte in modo apparentemente casuale, ma studiato nei minimi dettagli e curare le parti nascoste quanto quelle visibili.

4. Yugen (幽玄) – Mistero Profondo
• Descrizione: Evocare il sublime e il mistero senza rivelarlo del tutto. Si cerca di suggerire, piuttosto che spiegare.
• Esempi: Nebbia che avvolge le montagne in un dipinto giapponese o la luce soffusa in un tempio.
5. Seijaku (静寂) – Tranquillità
• Descrizione: La serenità e il silenzio che favoriscono la contemplazione e l’introspezione.
• Esempi: L’atmosfera di calma di un giardino zen o la pausa silenziosa nella cerimonia del tè.
6. Ma (間) – Spazio Vuoto
• Descrizione: L’importanza dello spazio vuoto tra gli oggetti, che permette all’occhio di riposare e alla mente di riflettere.
• Esempi: La disposizione minimale delle stanze o l’uso del silenzio nella musica giapponese tradizionale.
7. Mono no Aware (物の哀れ) – La Consapevolezza della Fugacità
• Descrizione: Un apprezzamento malinconico per la transitorietà della vita e la bellezza effimera.
• Esempi: La caduta dei fiori di ciliegio (sakura) che simboleggia la brevità della vita.
Essenziale è, nel caso dei fiori di ciliegio, tenere presente che per lo zen rappresentano un simbolo della decadenza e della mortalità delle cose. Al contrario, per l’animismo giapponese incarnano l’opposto: la rinascita della natura, la ciclicità, le primizie, le nuove nascite, la scoperta e la fortuna. Ed è proprio questa visione che viene celebrata ogni anno ad aprile.
L’estetica zen non è solo un’arte, ma un approccio spirituale e culturale. Invita a vivere con semplicità, rispettando la natura e trovando bellezza nell’umile, nell’imperfetto e nel transitorio. Questo stile di vita ha plasmato la cultura giapponese e ispira il mondo, ma personalmente dubito che uno straniero possa veramente farne uso.